Quirinale ROMA
Signor Presidente, abbiamo appreso dagli organi di informazione che Lei si è recato in visita a San Patrignano, il ché ci ha fatto piacere perché ci conferma che anche il nostro Presidente è sensibile ai problemi ed alle sofferenze dei molti giovani che sono rimasti vittime della droga. Tuttavia la Sua visita, già preannunciata anche sul sito Internet della comunità in questione, ci induce ad alcune considerazioni. Facciamo attività di strada da moltissimi anni ed abbiamo accolto diversi reduciprovenienti da quella comunità, sia quando era gestita da Vincenzo Muccioli, che dopo la sua morte, e Le assicuriamo che i racconti di queste persone spesso ci hanno lasciati, a dir poco, sconcertati. Leggendo poi gli atti raccolti dall'autorità giudiziaria, in particolare quelli del processo di Rimini, restano molti dubbi sul fatto che a San Patrignano si siano sempre e comunque rispettati i principi del nostro ordinamento giuridico, del quale, non importa certo che siamo noi a ricordarlo, Lei è il primo custode e garante.
Ciò che è avvenuto a San Patrignano è oggi coperto da un velo pietoso steso dopo la morte del suo fondatore e non interessa più di tanto, quanto invece continua a preoccuparci il tentativo di una legittimazione a posteriori di tutti quei comportamenti coercitivi che non sono mai stati condivisi da chi opera seriamente in questo settore, ed il conseguente reiterato tentativo, sia di Muccioli che dei suoi successori, di imporre al Paese una politica sulle tossicodipendenze pervasa da ciò che può essere definito un autentico "proibizionismo sulle cure". Uno degli assiomi portanti diffusi da San Patrignano, infatti, è che la tossicodipendenza non sarebbe affatto una malattia che richiede anche cure mediche specifiche. Ora, come Lei certamente sa, la comunità scientifica ha più volte chiarito che la tossicodipendenza è una grave malattia definita "cronica e recidivante" ma che, comunque, può e deve essere affrontata in tempi adeguatamente lunghi anche e soprattutto con gli strumenti che le analisi delle esperienze cliniche mettono a disposizione. La Sua visita a San Patrignano, signor Presidente, può apparire una tacita condivisione sia dei metodi violenti impiegati in quella comunità, sia di una linea di intervento che nulla ha a che fare con la ricerca scientifica né rispecchia lontanamente le conclusioni delle indagini effettuate in questi ultimi trent'anni sulle esperienze di intervento contro la tossicodipendenza condotte in ogni parte del mondo. Come tale, purtroppo, viene vissuta dalle migliaia di operatori che faticosamente tentano di applicare le conoscenze scientifiche in questo settore, spesso bersagliati da offese e attacchi da parte del mondo di San Patrignano, come distributori di droga di stato, specificatamente il metadone, che è tutt'altra cosa da quella che vorrebbero far credere.
Questi medici ed operatori portano avanti con estrema serietà la loro preparazione professionale e con coraggio il loro impegno, nell'indifferenza generale, senza alcun riconoscimento da parte dei media e della comunità che pure servono con tanto zelo e abnegazione. Inoltre, i pazienti che si curano, anche quelli che lo fanno con successo, sono spesso fatti segno di incredibili discriminazioni da parte dell'opinione pubblica, dei giudici dei tribunali, degli assistenti sociali, delle commissioni per le patenti, nelle prigioni, negli ospedali. Non è nemmeno possibile riassumere in breve spazio tutte le difficoltà, gli ostacoli, i problemi, le frustrazioni, le sofferenze e le mortificazioni riservate a chi vuole curarsi senza andare a rinchiudersi in una comunità. Il nostro gruppo è conosciuto per avere contribuito ad introdurre forme corrette di programmi medici nel nostro paese, e seguendo tali programmi, migliaia di giovani oggi conducono una loro esistenza normale nello stesso ambiente dove hanno sempre vissuto e dove devono vivere. Oltre agli studi ed alle indagini scientifiche, portiamo avanti un'esperienza sul territorio che si chiama PCA (Progetto Comunità Aperta), dove "aperta" significa, appunto, che ogni risultato viene conseguito senza alcun bisogno di rinchiudere nessuno, ma ponendo alla base le cure mediche, in seguito alle quali poi è possibile sviluppare ogni altra risorsa. Il nostro lavoro, oggi emulato anche da molti servizi pubblici, però non fa notizia. Da noi, se si esclude un'unica fugace visita dell'allora ministro per la Sanità Rosy Bindi, non c'è quella processione di personaggi famosi che caratterizza San Patrignano.
Eppure anche noi abbiamo i nostri meriti. Forse non tali da determinare una visita di un Presidente della Repubblica, ma Le assicuriamo che in questa piccola, se pur conosciuta, comunità aperta, nessuno è mai stato costretto a fare niente di più di ciò che volesse e si sentisse di fare, nessuno e stato rinchiuso nei porcili e nei pollai, nessuno è mai stato picchiato, nessuno è mai stato ucciso, e non sono mai stati gettati cadaveri nelle discariche. Sia pure come incidenti di percorso e per il maggior bene di tutti!!! Ci scusi di questo sfogo che non vuole, nel modo più assoluto, essere irriverente nei suoi confronti. Ma anche chi si sforza di lavorare seriamente cercando di aderire ai principi della logica e della scienza, curando oltretutto di non dimenticare i diritti fondamentali della persona, avrebbe bisogno di essere considerato, magari, incoraggiato e legittimato con una visita autorevole. Forti della speranza che anche una tale cosa possa forse un giorno succedere, Le inviamo i sensi della nostra più sincera stima e ammirazione.
Roberto Nardini (Presidente) |
|
|