I MEDICI E IL METADONE
MILANO
Si era uccisa ingerendo metadone. Disperata, perché nello stesso modo aveva ucciso la figlioletta. E un anno e mezzo dopo, la Procura della Repubblica di lanciare pesanti accuse ai medici del «Servizio Tossicodipendenze» (Sert) che avevano in cura la 32enne Simona Platania, la sciagurata e infelice madre che la notte del 15 febbraio '99 decise appunto di farla finita, dopo avere ucciso la sua creatura, la piccola Lilia, che amava ed adorava. Il pm Pietro Forno ha infatti incriminato sette medici del Sert di via Boifava che aveva in cura Simona, contestando a tutti l'«illecita cessione di stupefacenti» e la «prescrizione abusiva» e indagando due di loro (il direttore del Sert e il medico curante) anche per la responsabilità indiretta nel decesso di Simona e Lilia (si parla esattamente di «morte conseguente ad altro reato»), morte provocata, come già riferito, dall'ingestione di un cocktail di farmaci e metadone. Non è tutto. Il magistrato ha anche chiesto la misura interdittiva per i sette medici, ovvero la loro sospensione dal ruolo che ricoprono all'interno del Sert. Ed è il clamoroso epilogo di un'inchiesta che a questo punto ha il valore di una messa sotto accusa dell'intera attività dei «Servizi Tossicodipendenze». Gli inquirenti avrebbero infatti sequestrato la documentazione riguardante centinaia di pazienti in terapia di mantenimento. Avrebbero anche accertato una lunga serie di irregolarità nella distribuzione di metadone, distribuzione effettuata (siamo sempre nel campo delle ipotesi d'accusa) senza i controlli e gli esami (ad esempio delle urine) previsti dalle norme per verificare, ad esempio, il contemporaneo utilizzo o meno, da parte dei pazienti in carico, di altri stupefacenti. E la notizia dell'avvio di un'inchiesta penale avrebbe già scatenando la reazione di altri medici, colleghi che si sentono anch'essi chiamati in causa. Si parla di un «forum telematico» che sarebbe già partito via-Internet, una sorta di tam-tam tra i camici bianchi, che avrebbero dichiarato di considerarsi pure loro incriminati, esprimendo così la loro solidarietà con i sette medici di via Boifava. Una tragedia - la morte di Simona e Lilia - che aveva sconvolto l'intera città. Che aveva emozionato centinaia di persone accorse ai funerali (tra gli altri, tutti i compagni di scuola della bimba). E che alla fine, aveva trascinato nelle polemiche anche il Tribunale dei Minori: a spingere la 32enne a compiere l'estremo gesto sarebbe stato anche il timore che i giudici le togliessero Lilia per affidarla al Comune.
di Paolo Galliani
Riporto una notizia tratta dal Corriere della Sera del 29.6.00. Non credo che tutte le questioni connesse con l'inchiesta si siano concluse e, per questo motivo, ritengo opportuno (per la posizione che occupo nel Servizio Tossicodipendenze di Milano di cui il SERT di via Boifava è parte) continuare a non esprimere pubblicamente la mia opinione sui fatti. Non posso, tuttavia, tacere la mia grande soddisfazione per la decisione del Giudice Lucia Formica. (R.C.G.)
Il metadone non è droga!
Scagionati sette medici Una vittoria delle difese fa vacillare l’inchiesta sui medici del metadone. Il giudice Lucia Formica ha infatti respinto la richiesta del pm Pietro Forno di sospendere dall’attività sette dottori del servizio per le tossicodipendenze (Sert) che si erano visti imputare di spaccio di stupefacenti per aver prescritto metadone in forme e quantità ritenute illegittime dall’accusa. L’indagine era partita dalla tragica fine di Simona Platania, 32enne, e di sua figlia Lilia, 10 anni, trovate morte la sera del 15 febbraio scorso nella loro casa in via dei Missaglia. La polizia accertò che era stata la madre, in cura come eroinomane, a uccidere la bambina e poi a suicidarsi con un intruglio di psicofarmaci e metadone. Possibile movente: il tribunale dei minori aveva deciso di toglierle la figlia, anche se l’atto non era stato ancora eseguito. Indagando su quell’omicidio-suicidio, il pm Pietro Forno aveva messo sotto inchiesta il dottore che aveva in cura la tossicodipendente e il responsabile del Sert. Quindi l’indagine si era allargata agli altri cinque medici del servizio pubblico. L’accusa: traffico illecito di sostanze stupefacenti. I difensori dei medici hanno replicato fin dall’inizio che la stessa legge antidroga autorizza la somministrazione di metadone (una sostanza «sostitutiva» dell’eroina) all’interno di programmi di recupero e disintossicazione. Ora la svolta, con la bocciatura delle «misure interdittive» proposte dal pubblico ministero. I sette medici, dunque, potranno continuare a prestare regolare servizio nella sede del Sert di via Boifava. (tratto dal Corriere 29.6.00)
Tossicodipendente suicida con la figlia Medici assolti, nessun abuso di metadone
Un medico e il responsabile del Sert di via Boifava 25 sono stati assolti dall'accusa di concorso in omicidio colposo contestata dalla Procura di Milano dopo che una tossicodipendente, usando un cocktail di metadone e medicine, uccise la figlia prima di suicidarsi. L'accusa sosteneva che il medico aveva prescritto alla donna, senza una valida giustificazione, una quantità «rilevante» di metadone per il «mantenimento della tossicodipendenza» e «per uso non terapeutico». Il gip Cesare Tacconi ha anche assolto altri sei medici della stessa struttura sanitaria accusati di avere prescritto irregolarmente metadone a decine di tossicodipendenti. Il 15 febbraio '99, Simona Platania, 32 anni, usò il cocktail di farmaci per
uccidere la figlioletta Lilia, di 10 anni nel timore che il Tribunale per i
minorenni gliela togliesse. Poi si suicidò nello stesso modo.
24/02/04
H O M E
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