Sempre più quarantenni dipendenti dalla cocaina In crescita il numero di persone in Versilia che chiedono aiuto al Progetto Comunità Aperta di Pietrasanta. Numerosi anche i soggetti che abusano di alcol e fanno uso di marijuana di Luca Basile
PIETRASANTA. Dipendenze da alcol e droga: cresce, in Versilia, il numero delle persone che si rivolgono, per un aiuto, ai centri specializzati. A certificarlo è il bilancio di fine anno del Progetto Comunità Aperta di via Stagi, da quasi quarant’anni anni in prima linea per dare una mano, concreta, a chi è in difficoltà.
«Noi non abbiamo alcuna ricetta prestabilita per risolvere una così complessa problematica - fanno sapere Luca Bonci, presidente del Pca, e Nando Melillo, referente del Progetto - ma con il nostro metodo riusciamo a stare vicini e ad aiutare utenti e famiglie. Nell’ultimo anno le persone seguite sono passate da 143 a 153: 118 sono di sesso maschile con un’età media compresa fra i 35 e i 39 anni. Utenti, tutti residenti a Pietrasanta e nella Versilia nord, che hanno, nella quasi totalità dei casi, un’occupazione professionale o che possono contare sulle borse lavoro istituite dal Comune. Una soluzione, quella appunto delle borse lavoro, che però andrebbe ulteriormente ampliata: senza il supporto dell’inserimento sociale, non si arriva ad alcun risultato». L’abuso più frequente è quello relativo alla cocaina che quasi sempre viene associata all’alcol: «Una dose di cocaina di dubbia qualità oggi viene venduta anche a venti euro: questo dato dà l’idea di quanto possa essere diffuso il suo utilizzo e ancora della domanda che c’è - aggiungono Melillo e Bonci - l’uso prolungato di cocaina associato ad alcol può portare ad episodi di violenza con difficoltà per l’ordine pubblico: noi non siamo attrezzati per fronteggiare questo, mentre il crimine si evolve in continuazione. Siamo allo spaccio ventiquattro ore su ventiquattro, purtroppo. Significativo anche il numero delle persone dipendenti da alcol, mentre è segnalata una lieve crescita dei casi di eroina. Quasi tutte le persone da noi seguite fanno poi uso di cannabinoidi». Progetto Comunità Aperta che si è dotato di uno sportello di ascolto - curato da Valentina Torri - rivolto ad utenti e famiglie e aperto ogni mattina. «Al tempo stesso va data una risposta - continuano Melillo e Bonci - anche a coloro che sono dipendenti dall’alcol: un aiuto in tal senso arriva dal nostro ambulatorio, curato da Mirella Aglietti e Mila Mannini, che segue persone solo con questa problematica. Ed i riscontri sono significativi». Ma il Progetto Comunità Aperta Pca non si limita a supportare le persone nella lotta contro le dipendenze: l’attività che viene portata avanti i abbraccia, infatti, altri settori del sociale, dalla consegna di siringhe e profilattici a quella di materiale informativo, dalla formazione dei gruppi di sostegno alla raccolta alimentare o ancora di sensibilizzazione fra i giovani per i rischi connessi alla dipendenza. - Il Tirreno -segue
dicembre 2016
PIETRASANTA. Un defibrillatore nella sede del Progetto Comunità Aperta di via Stagi. E parliamo di uno dei cento defibrillatori acquistati «grazie ai tagli delle indennità di consiglieri regionali pentastellati della Versilia storica: gli stessi che in meno di un anno hanno risparmiato 120 mila euro. Di questi defibrillatori ne sono stati donati 10 per ogni provincia» fa sapere il presidente del Pca, Luca Bonci che aggiunge: «Ringrazio queste persone che ci hanno regalato un oggetto che di fatto può salvare una vita, sperando di non doverlo maiutilizzare. Tutto questo in attesa di conoscere le sorti del servizio che quotidianamente offre il Pca - associazione che segue e assiste persone con problemi di dipendenza, ndr - e certi che l’amministrazione farà tutti i passi necessari per risolvere una situazione che si trascina da anni».
18/07/2016
Progetto comunità aperta
Nuova sede per il Pca all’ex ospedale Lucchesi
PIETRASANTA Sono circa 200 le persone assistite, ogni giorno, con terapie farmacologiche e di sostegno dal Progetto Comunità Aperta di via Stagi. Una sede che, negli anni, è diventata luogo di riferimento e confronto non solo per chi vive in condizioni di disagio e dipendenza a Pietrasanta, ma anche nel resto dei comuni della Versilia. Da qui la necessità di avere a disposizione spazi più funzionali e ampi rispetto agli attuali: per intendersi alcuni ambienti presso l’ex ospedale Lucchesi. «Il sindaco Mallegni - fanno sapere dal Pca - non ha mai fatto mancare il suo sostegno al nostro progetto e ha ribadito anche durante il convegno di due giorni fa svoltosi presso la Croce Verde che l’idea o di spostare il Pca all’ex ospedale è nelle priorità e nei programmi della sua amministrazione. Pertanto noi operatori auspichiamo che ci vengano garantiti tutti gli strumenti per dare il nostro modesto contributo per la lotta alle droghe». Una lotta che, come sottolineato durante lo stesso convegno che ha visto il ricordo del dottor Carlo Nardini, propone risvolti diversi e talvolta complicati da affrontare rispetto al passato. «Sempre durante il convegno – proseguono dal Pca - il professore Icro Maremmani e il figlio Giovanni hanno fatto una breve relazione storica sulla nascita del nostro progetto. Inutile dire che dagli albori ad oggi la tossicodipendenza è cambiata così come è cambiato il tossicodipendente: le modalità di assunzione delle droghe sono infatti mutate nel tempo, si usa poco la siringa, ma si sniffa o addirittura si fuma. Ricordiamo che le dipendenze complice la depressione economica sono in costante aumento: una fra tutte è quella relativa al gioco d'azzardo, E ancora l'alcol e infine la cocaina che, anche nella nostra zona, sta rappresentando una vera emergenza, anche perché il consumatore di cocaina spesso sottovaluta il problema. Oltretutto – spiega Nando Melillo referente del dal Progetto Comunità aperta - sempre più spesso la coca viene associata all'abuso di alcol. Ad oggi il compito che ci siamo prefissi è di migliorare la qualità della vita di chi sceglie di avere a che fare con le sostanze e di informare sull’uso e sull’abuso delle sostanze che spesso vengono tagliate con dosi velenose. Aspetti che necessitano di approfondimenti, incontri e di un protocollo da seguire a tutela dei nostri utenti». (l.b.) - Il Tirreno Gennaio 2016
Quando la città era il centro dell'eroina
IL TIRRENO del 9 dicembre 1999
La paura dell'Aids e i nuovi stimolanti
hanno cambiato il mondo della droga
di Michele Morabito
PIETRASANTA. Droga, cambia il panorama dei consumi, ma non accenna ad estinguersi il fenomeno. Alcuni anni fà Pietrasanta era un fiorente mercato di eroina, un fenomeno che tutte le associazioni che in città hanno operato - Sert, Pca, Sims e forze dell'ordine - sono concordi nel valutare in calo tanto che si può dire che la città ha finito di essere un centro di spaccio di eroina e che il numero dei tossicodipendenti è radicalmente diminuito. ma contemporaneamente non si può dire che sia terminato il mercato della droga, che si è invece evoluto in una dimensione non meno pericolosa, verso il consumo di psicostimolanti, le "nuove droghe", così come vengono definite; anche se nuove in verità non sono visto che già da alcuni sono sul mercato e che non sono meno pericolose.
«Il panorama attuale del consumo di droga in Versilia», spiega il dottor Intaschi, medico del servizio tossicodipendenze dell'Asl Versilia, «è difficile da sintetizzare in poche parole; si è passati da una prevalenza di consumo di neurodeprimenti, quali l'eroina, al consumo di psicostimolanti, quali l'ecstasy, di cui tanto si parla in queste settimane, senza però dimenticare la cocaina che è un fenomeno ancora più vasto di quello delle pasticche. Sono affermazioni che non trovano riscontro nei dati della nostra utenza dato che si rivolgono a noi soprattutto gli eroinomani, la cui età sta progressivamente accrescendosi, mentre difficilmente si rivolge a noi il consumatore di pasticche convinto che i rischi siano minori e che non si crei una dipendenza; cosa assolutamente falsa. Il perché di questa evoluzione che non è solo versiliese, ma dell'intero mercato, è spiegabile con vari motivi: è convincente la teoria per cui la diffusione di una droga sia paragonabile all'esplosione di una epidemia contro la quale si creano nella società degli anticorpi, poi si presenta una nuova droga e così via. Contro l'eroina a Pietrasanta ha certamente influito l'azione nostra e di associazioni quali il Pca ed il Sims che hanno contribuito a dare un aiuto a chi voleva uscirne, ma soprattutto credo che abbia influito la diffusione dell'Aids che ha funzionato da deterrente contro le droghe da assumersi per endovenosa. Ciò ha aperto paradossalmente il campo alle nuove droghe - che nuove poi non sono - assunte per via orale, che sembrano più "pulite" e che qualcuno ancora giudica come un passo avanti rispetto al passato».
«Sarebbe un errore"», spiega Roberto Nardini, presidente del Progetto comunità aperta, che ha la sede in via Stagio Stagi - sede la cui apertura ebbe una lunghissima opposizione di parte della popolazione - «credere che il panorama della droga è cambiato o che l'eroina non è più un problema a Pietrasanta. Ciò che è cambiato è il mercato, Pietrasanta non è più uno spaccio di eroina, grazie anche alla nostra azione che ha aiutato molti tossicodipendenti a trovare un punto di appoggio e le autorità sanitarie a correggere i dosaggi della terapia metadonica per renderla finalmente efficace; siamo stati dei pionieri in questa via, tanto che nei giorni scorsi c'è stato un convegno dal titolo "Pietrasanta come Erice" nella formula del talk show condotto da Romano Battaglia, in cui appunto si è parlato delle nuove terapie».
«Per quanto riguarda le nuove droghe», continua Daniele Baldi, presidente della Difesa dei diritti dei tossicodipendenti, «così come sono chiamate, esistono da sempre, ma solo adesso sono diventate fenomeno di mercato; il grande errore è credere che i consumatori di ecstasy siano consumatori esclusivi; in realtà alla pasticca si accoppia spesso l'alcool e lo spinello e talvolta come autoterapia l'eroina, che funge da calmante rispetto allo sballo provocato dagli psicostimolanti; è un circolo vizioso che porta di nuovo alla che dipendenza. Non accade invece l'opposto, cioè che l'eroinomane passi allo psicostimolante».
Difficile, dunque affermare che il fenomeno della droga sia un fenomeno in via di estinzione, ma come intervenire? «I risultati di questi anni», afferma il maresciallo dei carabinieri di Pietrasanta, «sono stati molto positivi; da parte nostra consideriamo il fenomeno eroina quasi debellato per quanto riguarda il centro di Pietrasanta, mentre sempre qua nel centro storico è pressoché inesistente il fenomeno ecstasy, legato prevalentemente ai locali da ballo, comunque tenuti in stretta osservazione ogni fine settimana. Per quanto riguarda la prevenzione, sarebbe auspicabile una collaborazione più stretta tra forze dell'ordine, disponibili a portare la propria esperienza, e scuole, che non sempre si dimostrano interessate a tali iniziative».
Meno ottimisti gli operatori del Sert sugli psicostimolanti: «Bisogna intervenire più profondamente», conclude il dottor Intaschi, «direi a livello culturale, dato che la scelta di un divertimento sano sembra per i giovani più difficile che la scelta dello sballo. Da parte nostra abbiamo attivato in collaborazione con altre associazioni il progetto "Il Filo" che offre a tutti un numero verde (800274233 dalle 15 alle 18) per offrire informazioni; la telefonata è gratuita e anonima».
lunedì 24 gennaio 2000DIBATTITO SULLA DROGA«Ma il metadone è un farmaco efficace» MASSA. Fa discutere la posizione sulle droghe espressa dal congresso Ds. Qui sintetizziamo l'intervento di un esperto: Guido Giannotti, «counselor» nelle tossicodipendenze. «Il problema non si può liquidare con poche battute, fra l'altro confondendo liberalizzazione, legalizzazione, depenalizzazione e sperimentazione. Nessuno ha proposto una liberalizzazione. I ds hanno ipotizzato un superamento delle leggi repressive e delle conseguenze negative che producono. È un fatto che le leggi repressive non sono riuscite ad interrompere nemmeno per un sol giorno il flusso verso le sedi di spazio delle droghe, in particolare dell'eroina. Ed è quindi un fatto che attualmente le droghe sono ampiamente disponibili per chiunque le voglia usare. Altra realtà è che un numero consistente di tossicodipendenti continua a ricorrere all'abuso di sostanze quali che siano le misure repressive che dovrebbero scoraggiarlo. In questo contesto, la sperimentazione ipotizzata si prefigge di rimpiazzare l'eroina sporca e criminalizzante di strada, con la disponibilità di una sostanza pulita e controllata. Lo scopo è evitare i danni derivanti dalle condizioni subumane cui deve sottostare chi usa eroina per i meccanismi patogeni e criminalizzanti del mercato clandestino. Veniamo al metadone sul quale ognuno pare autorizzato a comunicare pericolose falsità. Come risulta da 30 anni di studi in tutto il mondo, il metadone è uno strumento efficacissimo e sicuro.Le opinioni di Cacciatore sono e restano tali. Anche la dott. Ungvari, però, ha affermato che non ci sono riscontri positivi nell'uso di metadone. E' un problema che dovrebbe far riflettere, perché per avere riscontri positivi dall'uso di un farmaco bisogna che questo sia posto nelle mani di chi è capace di usarlo. Il che, non sembra essere il caso di Massa. Lotta alla droga, il nostro piano all'avanguardia La Nazione del 28/04/2000
«Tutto sommato non siamo conosciuti nel mondo solo per l'arte, ed è un bene, perché il benessere dei cittadini passa anche dalla cultura, ma non solo da essa». Roberto Nardini, presidente e coordinatore del «Progetto comunità aperta» (Pca), all'avanguardia in Italia per la terapia delle tossicodipendenze, commenta con soddisfazione la sua recente trasferta americana: ancora una volta Pietrasanta, con il Pca, è stata scelta a rappresentare l'Italia all'annuale congresso scientifico internazionale sulle terapie metadoniche, che si è tenuto a San Francisco nella prima metà del mese. «L'introduzione di un corretto protocollo di cura con metadone — spiega Nardini — è costata al gruppo di studio e intervento sulle malattie sociali (Sims) al quale siamo affiliati, una grande fatica nel superare preguidizi di tutti i tipi; adesso, con oltre 190 cartelle cliniche aperte, e dopo aver praticamente eliminato lo spaccio dal centro cittadino, possiamo dire di aver costituito un centro pilota a livello nazionale». Il gruppo Sims, forte del riconoscimento internazionale dopo il successo del convegno nazionale sulla terapia delle tossicodipendenze tenutosi a Pietrasanta lo scorso autunno, ha partecipato in prima persona all'organizzazione di un convegno europeo sullo stesso tema, che si terrà a Arezzo a partire dal tre maggio prossimo. Nove, oltre l'Italia, i paesi coinvolti, ma particolarmente importante l'apporto delle maggiori autorità mediche e scientifiche statunitensi: da Loretta Finnegan dell'istituto nazionale per la salute, a Jerome Jaffe, autore di testi di tossicologia in uso corrente presso le nostre università, a Mrc Shindeman dell'università di Chicago a Joyce Lowinsono della «Albert Einstein School», grazie all'interessamento diretto di questa «piccola» realtà cittadina, medici, psichiatri, neurologi e tossicologi di fama mondiale daranno il loro contriubuto a titolo assolutamente gratuito, il che costituisce un segno di indubbia stima per il lavoro svolto dal Pca.
M.B.
LETTERE
Perché il problema droga è mal posto di BARBARA PALOMBELLI
GENTILE signora Barbara,
chi Le scrive è un ex tossicodipendente da eroina e cocaina. Da molti anni, fortunatamente ma non senza conseguenze (epatite C), sono una persona "normale", non faccio uso di droghe illegali (neanche le canne...) e lavoro presso un centro di cura per tossicodipendenti, il quale, certo non per mio merito, consegue un altissimo numero di successi nella lunga battaglia a questa malattia devastante. Ho detto "malattia" perché di questo si tratta: troppo spesso liquidiamo il problema con ideologie o con prese di posizione sulla condizione esistenziale dei tossicodipendenti, i quali dovrebbero cambiare atteggiamento, avere una forte volontà, ecc. ecc. Questo approccio alla malattia è pericoloso e cercherò di spiegare perché.
Un giovane (adolescente) che, attraverso i mass media, continua a vedere - o sentire - i vari "guaritori" di molte comunità terapeutiche i quali affermano che si può uscire dalla droga con l'impegno e la volontà, se avesse, quel giovane, avuto qualche dubbio sull'iniziare ad usare droghe, tale dubbio verrebbe subito fugato: "Tanto io sono forte, ce la faccio!". Questo è un enorme pericolo!
Se solo tutti sapessero che la tossicodipendenza è una malattia cronica e altamente recidivante (definizione dell'Oms), la quale, attraverso l'uso di droga, altera l'equilibrio naturale delle endorfine prodotte dal nostro cervello fermandole e, di conseguenza, creando una mancanza di tutte quelle sostanze che ci fanno vedere e godere una bella alba, un bel tramonto, la carezza dolce del vento sulla pelle, il sapore e l'emozione di un bacio, si domanderebbero quale senso possa avere la vita di un tossicodipendente.
Per questa malattia ci sono sì dei rimedi, ma sono rimedi dapprima farmacologici. Inserendo dall'esterno le endorfine mancanti, con l' unico farmaco efficace (se usato bene, non abusato o tolto all'improvviso con "scalaggi da lager"): il metadone a lungo periodo. Naturalmente nessun farmaco, da solo, allevia tutti i mali e i disagi comportati da questa malattia; per questo c'è bisogno di un buon supporto, di rinforzo psicologico affinché, prive della sofferenza - indotta dalla mancanza di endorfine - queste persone possano ricostruirsi un progetto di vita degno di questo nome.
Non bisogna fare avanti e indietro per anni e anni nelle comunità terapeutiche (adeguatamente finanziate...) con ricadute continue e terribili sensi di colpa. E sarebbe l'ora di smetterla di fare della "lotta alla droga" una palestra di buone intenzioni: da parte del presentatore televisivo, dell'attrice, del cantante, del giornalista di turno; e di affrontare il problema dal punto di vista medico-scientifico, come si fa per ogni altra malattia di quel tipo, ad esempio il diabete. (Invito a dare un' occhiata al nostro sito: http://www.sims.it).
Daniele Baldi
PUBBLICO questa lettera, sapendo bene che l'uso del metadone divide in due il mondo delle comunità di recupero per i tossicodipendenti... Nella lettera di Daniele, tuttavia, c'è un punto importante: l'appello ai giovani a non cadere nella trappola delle droghe. Mi pare un appello prezioso, alla luce delle tentazioni nuove offerte dalle nuove, distruttive, sostanze... per le quali, va ricordato a tutti, non esistono recuperi possibili.
Nardini spiega il funzionamento dell'«unità di strada» di Pietrasanta
«E noi li aiutiamo così ad uscirne»
Il Tirreno di domenica 25 gennaio 1998
VIAREGGIO - «La tossicodipendenza è una malattia del sistema nervoso centrale, spesso cronica, che richiede terapie di lunga durata. La cura è farmacologica, per sopperire alla mancata produzione naturale di endorfine. Dunque la soluzione all'eroina è il metadone, somministrato in dosi adeguate e su tempi lunghi. Ogni altro approccio è soltanto ideologico».
La vede così Roberto Nardini, che dal '93 coordina a Pietrasanta l'«unità di strada» di via Stagi, dove cinque volontari e un medico (Carlo, figlio di Nardini), sono disponibili dalle 9.30 alle 19, ma reperibili 24 ore su 24 al 72600. «I ragazzi in cura arrivano anche da Taranto come da Trieste. Qui trovano una diagnosi clinica - spiega Roberto Nardini - anziché tante chiacchiere sulla perdita dei valori e via dicendo. Con il metadone li si toglie subito dalla strada, e continuando la somministrazione sul lungo periodo si ottiene un effetto stabilizzatore che consente il reinserimento. A quel punto li aiutiamo a trovare un lavoro, presso gli artigiani della zona o stagionale, o li incoraggiamo a riprendere gli studi».
Secondo Nardini in Versilia la tossicodipendenza è un fenomeno «contenuto ma costante, mentre alla dipendenza da eroina si va aggiungendo l'abuso di alcol e pasticche». Le vittime vengono dalle più disparate situazioni familiari e da tutti i ceti sociali. L'età si va alzando: la trentina di ragazzi oggi in cura in via Stagi ha in media 28 anni. «Il nostro servizio funziona anche a distanza - dice ancora Nardini - perché i "tossici" hanno bisogno anche di qualcuno che li difenda dai Servizi tossicodipendenze della Usl. Al Sert infatti vengono spesso negati diritti sanciti dalla legge come la scelta del medico curante e del programma terapeutico. E poi con il metadone a scalare finisce che un ragazzo viene disintossicato anche trenta volte, ma puntualmente ricomincia».Ma Nardini ne ha pure per le comunità: «Costano un miliardo all'anno di retta, senza aver ancora prodotto un risultato. In troppi continuano a fare dentro e fuori per anni, fino alla volta che escono e muoiono di overdose». Tuttavia Nardini ammette che «a Viareggio e Pietrasanta il Sert funziona bene, anche se non è aperto 24 ore su 24 come dovrebbe. Dopo anni di polemiche oggi lavoriamo in collaborazione, spesso accogliendo in via Stagi pazienti in delega dal Sert. Inoltre istituiremo insieme borse di studio, e iniziative di reinserimento sociale».
Che dire invece della disponibilità annunciata dall'assessore regionale alla sanità Claudio Martini di sperimentare la somministrazione controllata di eroina? Nardini, sebbene «antiproibizionista convinto», ha grossi dubbi sul fatto che gli amministratori e operatori toscani siano all'altezza dell'impresa. «In linea di principio il metodo può funzionare. Ma scelte e decisioni dovrebbero toccare piuttosto a chi non fa tanti discorsi ed opera invece ogni giorno sul campo, dati scientifici alla mano».
segue
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