La Nazione - 06 Apr 2001
Pietrasanta (LU)
«L'eroina torna di moda, e quel che è peggio si abbassa costantemente la cosiddetta «soglia di accesso», ovvero l'età nella quale si verificano i primi contatti con la droga». Lo afferma Daniele Baldi, da anni impegnato come volontario presso il Pca di Pietrasanta (Progetto Comunità Aperta), centro pilota a livello nazionale per la terapia metadonica delle tossicodipendenze. «Il P.C.A. — prosegue Baldi — oltre che centro terapeutico è forzatamente anche un osservatorio: abbiamo solo qui un centinaio di cartelle cliniche aperte, e con le succursali di Taranto, Napoli e Trento possiamo farci un quadro abbastanza realistico della situazione. La Versilia non si discosta dal dato nazionale: l'età di accesso, attorno ai 20 anni verso la fine degli anni '80, è progressivamente scesa fino a 15, e talvolta 14 anni. Il motivo? Sta paradossalmente nell'impennata dei consumi di ecstasy e cocaina, diffusissime fra i frequentatori di discoteche e «rave party». Il «calo» dell'effetto di ecstasy e coca porta il consumatore ad uno stato di ipersensibilità nervosa a volte intollerabile, con l'insorgere di comportamenti bipolari (alternarsi di stati di esaltazione a stati depressivi) al limite della nevrosi. E' a questo punto che lo spacciatore propone l'eroina, che esercita su tale sindrome un'immediata funzione calmante e rilassante. Generalmente fumata o sniffata (per analogia con la modalità di assunzione delle altre sostanze e per paura dei contagi da «buco») l'«ero» non dà certo meno assuefazione che se iniettata — aggiunge Baldi — , ed ecco che abbiamo una sorta di tossico «multiplo», indotto a rimbalzare costantemente da una sostanza all'altra. Il peggio è poi l'età: indurre un quindicenne ad una scelta matura e che implica un percorso lungo e responsabile, quale una terapia di disintossicazione, non è cosa semplice; l'assunzione di stupefacenti, inoltre, che già destabilizza gli equilibri ormonali di un adulto, moltiplica il danno in organismi che non hanno ancora raggiunto la completa maturità fisiologica». Quali i possibili rimedi? «La conoscenza ha un ruolo fondamentale: noi che non siamo certo proibizionisti, rimproveriamo all'antiproibizionismo «integralista» la carenza di un'informazione medica chiara, che permetta ai giovanissimi un approccio più consapevole. In dialoghi con studenti delle superiori abbiamo constatato, ad esempio, l'ignoranza del fatto che l'uso prolungato di ecstasy provoca impotenza e sarebbe già questo un ottimo deterrente».
5 aprile 2001
IL TIRRENO
di Gianluca Zucchelli
MASSA. «I miracoli li leggiamo sui giornali, li fanno le comunità. Noi seguiamo un programma scientifico, abbiamo una cinquantina di ex tossicodipendenti di Massa che stanno uscendo con l'aiuto del metadone, venite a vedere?». La proposta viene da Roberto Nardini, fondatore del gruppo Sims di Pietrasanta. Se la droga è un nemico battibile, andiamo a scoprire quest'altra strategia di vittoria.
Nardini, 63 anni, di Pietrasanta, non è un medico, lavorava in banca trent'anni fa quando vide nella sala d'attesa di un pronto soccorso un ragazzo che stava male e nessuno che si curava di lui. Un ingranaggio prese a muoversi nel suo cuore. Capì che non bastava muoversi, creare una associazione, occorreva studiare. Incontrò gli studiosi più all'avanguardia, negli Stati Uniti. E prese forma il concetto che sta alla base del «suo» gruppo Sims (studio intervento malattie sociali). «Il drogato non è un vizioso ma un malato - spiega Nardini - il nostro organismo produce ogni giorno naturalmente una certa quantità di "droga" che serve ad organizzarci la vita, dall'appetito, all'umore, alla motivazione. Ci sono individui che hanno carenza di questa produzione, sono geneticamente predisposti all'abuso di stupefacenti. Una volta sarebbero stati etilisti. Altri incontrano la sostanza perché gli amici gliela offrono. nel primo caso alla mancanza iniziale di produzione «naturale» di endorfine e altre sostanze si assomma il meccanismo dell'eroina. Che ha un effetto veloce, fa stare bene ma appena finisce si torna a stare male, si innesca un meccanismo di ricerca della sostanza per stare di nuovo bene, ma l'uso stesso della sostanza uccide sempre più la capacità dell'organismo di essere indipendente, di produrre da sé le sostanze che equilibrano l'organismo». Un circolo vizioso. «Quello che si chiama malattia cronica recidivante - dice Nardini - nel caso di una persona non predisposta che semplicemente si "imbatte" nell'eroina lì è la droga che distrugge le capacità naturali dell'organismo e la dipendenza nasce solo dall'uso. Pensare di smettere dicendo solo "basta" o allontanando la tentazione anche con metodi coercitivi - afferma Nardini - serve solo a aprire la strada a tante overdose che possono costare anche la vita. Se uno smette, ma qualcosa gli manca, le ricadute sono dietro l'angolo, uno entra in una porta girevole e non esce più». «Occorre - spiega Nardini - ridare all'organismo quell'equilibrio che non ha più. La scienza ci aiuta con il metadone che non è una droga o un surrogato della droga. Il metadone introduce quelle sostanze che la droga si mangia, uccide, non so se mi spiego. Come l'insulina per i diabetici». E come ci si cura? «Restando a casa - spiega Nardini -, nel proprio ambito, ogni giorno si deve scegliere liberamente, altrimenti alla prima occasione si ricasca». Un percorso che può durare anche 5 o 6 anni.
PIETRASANTA — Vengono da tutta Italia, ma soprattutto dalle province limitrofe: sono i pazienti -purtroppo sempre più giovani- che si rivolgono al il Pca (progetto Comunità aperta) di Pietrasanta per curare la tossicodipendenza. "I viaggi della speranza" li chiama Roberto Nardini, presidente del centro, pioniere in Italia della diffusione della terapia metadonica delle dipendenze da oppiacei. La punta di ironia della definizione serve a mitigare l'orgoglio per essere diventati un punto di riferimento scientifico e pratico a livello nazionale, ma cela anche preoccupazione: il Pca, associazione del volontariato che fornisce assistenza medica e psicologica diretta ai pazienti e supporto ai medici di base, ha visto raddoppiare nel giro di poco più di un anno le cartelle cliniche aperte, che oggi sono oltre 260. "In maggioranza di esterni, -spiega Nardini- a dimostrare che nella zona della nostra Asl, con la quale collaboriamo in perfetta intesa, la droga non fa nuovi adepti. È dove il servizio pubblico è carente (cioè non applica, o applica 'al risparmio' la terapia medadonica) che si creano aree di sofferenza e, soprattutto, si abbassa drasticamente la soglia di accesso all'eroina. Fra i pazienti che vengono da Massa-Carrara, dallo spezzino,dalla Lunigiana, da Lucca, molti sono ancora minorenni. Il rapporto fra terapia metadonica corretta e diminuzione dei nuovi casi di dipendenza è oramai provata; la sua atossicità e fondatezza è proclamata dai massimi scienziati mondiali: dobbiamo lavorare, col dialogo e l'informazione, per abbattere pregiudizi di antica data che con la scienza hanno poco a che fare".
M.B.
da La Nazione - del 11/07/02
PIETRASANTA — La lotta alla droga deve essere combattuta con decisione anche sul fronte del recupero. Lo afferma Roberto Nardini, presidente del Pca (progetto comunità aperta) , da anni impegnato in prima fila nella cura delle tossicodipendenze mediante terapia metadonica. "Siamo estremamente soddisfatti -afferma Nardini- per la recente operazione di polizia che ha portato all'arresto di una rete di spacciatori e al sequestro di una notevole quantità di sostanze stupefacenti. Ogni danno recato alle organizzazioni dedite al narcotraffico, ed ogni grammo di droga sottratto al mercato costituiscono una battaglia vinta. Purtroppo -prosegue- queste vittorie da sole non bastano a vincere la guerra." Il Pca nato a Pietrasanta per interessamento dello stesso Nardini e di un gruppo di docenti del dipartimento di Neuroscienze dell'università di Pisa, opera da anni sul territorio ed ha incoraggiato la formazione di centri analoghi in tutta Italia, dal Trentino alla Puglia. "Abbiamo attualmente circa 200 cartelle cliniche aperte -dice il Presidente- e collaboriamo strettamente con l'AUSL locale e con altri Ser.t limitrofi; possiamo dunque monitorare con accuratezza il fenomeno della dipendenza in questa zona. Abbiamo purtroppo constatato che mai, nell'arco della nostra attività, al sequestro di grosse partite di supefacenti è corrisposto un calo dei consumi: il drogato riesce sempre a trovare altre fonti di approvvigionamento, e la rete della distribuzione è troppo articolata per poter essere tagliata del tutto. È quindi necessario -conclude- affiancare alla lotta al traffico, che riduce la disponibilità della droga, un'azione sempre più efficace di cura e di recupero dei tossicodipendenti, che riduce il mercato: ogni individuo che scelga di sottoporsi ad una terapia metadonica corretta viene 'da subito' sottratto alla schiera dei consumatori: è una realtà incontrovertibile che speriamo si faccia strada a tutti i livelli".
M.B.
nella foto R. Nardini con il sottosegretario alla Sanità
da la Nazione del 14/11/2002
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PIETRASANTA — Il «Gruppo Sims» di Daniele Massaglia Il «Gruppo Sims» di Pietrasanta, che da tempo garantisce assistenza ai tossicodipendenti della nostra e di altre città, rischia di essere penalizzato dai tagli previsti ai finanziamenti in campo medico. Il provvedimento andrebbe infatti a colpire il «Progetto comunità aperta», finanziato per la prima volta nel '93 dalla Presidenza del consiglio dei ministri sul Fondo nazionale per la lotta alla droga, invertendo in tal modo la rotta intrapresa in Versilia dal «Gruppo Sims» (Studio intervento malattie sociali).
«Nel mondo scientifico — sottolinea il presidente Roberto Nardini — il nostro gruppo è conosciuto per aver introdotto e sostenuto la cosiddetta clinica corretta: quello che portiamo avanti è un progetto organico, elaborato in cooperazione con il Dipartimento di neuroscienze dell'Università di Pisa, tale da offrire un servizio socio—sanitario assolutamente flessibile ed efficace». Nel corso degli anni il gruppo ha infatti contribuito a migliorare la delicata questione delle tossicodipendenze in Versilia introducendo nuove procedure, materiale scientifico e appoggio logistico, consentendo così agli utenti un normale recupero delle proprie attività sociali. «Avendo istituito anche un presidio di 24 ore, rendiamo vivibile sia l'accesso alla struttura che la continuità delle cure, al contrario dei servizi pubblici caratterizzati da fasce orarie e scarsità di risorse». Ecco quindi spiegato l'allarme per i ventilati tagli finanziari: «Se la Conferenza dei sindaci della Versilia non comprenderà il pericolo incombente — conclude Nardini — molti cittadini, oggi riabilitati, non potrebbero continuare il proprio lavoro ed impegno sociale». IL «GRUPPO SIMS» è un'associazione di volontariato che dà assistenza ai tossicodipendenti con un modello altamente integrato sia in ambito medico che psicosociale e riabilitativo. Attualmente il gruppo garantisce i suoi servizi a un centinaio di tossicodipendenti versiliesi più altri 150 provenienti da tutta Italia. Quest'ultimi si recano infatti alla sede di via Stagio Stagi per avere una consulenza specialistica, in modo da attuare il piano terapeutico nella propria città.
da La Nazione del 13/12/2002
PIETRASANTA — Nuove risorse in arrivo per il progetto «Comunità aperta», finalizzato alla lotta alla tossicodipendenza, ma è sempre più allarme droga tra i giovani versiliesi. Il quadro di questa situazione altalenante viene illustrato dal Gruppo Sims di Pietrasanta, clinica che garantisce assistenza a centinaia di tossicodipendenti e da 11 anni impegnata in prima persona nel progetto «Comunità aperta».
«Nonostante la penuria di risorse — spiega il presidente Roberto Nardini — al progetto è stata assicurata sopravvivenza per almeno 7—8 mesi. Questo è stato possibile grazie all'impegno dell'amministrazione comunale, in particolare l'assessore alle politiche sociali Daniele Spina, in sede di conferenza dei sindaci». Il Gruppo Sims si sta anche adoperando per stipulare una convenzione con la Asl, allo scopo di poter essere proiettato nel futuro senza la precarietà delle assegnazioni annuali sui fondi destinati alla lotta alla droga. «La convenzione consentirebbe alla Asl un notevole risparmio per la conduzione dei servizi ed una razionalizzazione e qualificazione delle strutture che impegnerebbero il nostro personale, integrato da specialisti dell'Università di Pisa».
La nota dolente viene però dal fronte del consumo di stupefacenti. Sono ben tre gli allarmi lanciati da Nardini. «In primo luogo — sottolinea — stiamo accogliendo un alto numero di giovani che erroneamente pensano che sniffare o fumare eroina crei meno problemi: vengono sì evitate infezioni da siringa, ma sul piano dell'assuefazione gli effetti sono devastanti. Un'altra trappola è assumere eroina in discoteca per 'calmarsi' dopo aver fatto uso di ecstasy. Fuorviante, infine, lo spot governativo dove fanno credere che per uscire dal 'tunnel' basti lo scossone dell'amico: è una malattia grave, radicata a livello neuro—biologico e che richiede programmi complessi».Altre informazioni sono reperibili sul sito http://www.sims.it
D.M.
da Liberazione 5/01/05
«Il 23 dicembre il professor Cassano, in modo che io non esito a definire criminale, ha chiuso definitivamente il centro di ricerca e di assistenza per tossicodipendenti all'interno dell'università». La denuncia arriva da Roberto Nardini, figura storica del volontariato nel campo delle tossicodipendenze, in prima linea in Versilia dal 1977, presidente del Sims (Studio intervento malattie sociali), associazione che tra ricerca, assistenza diretta e unità di strada, vanta anche un servizio difesa dei diritti dei tossicodipendenti (Ddt). Il centro di ricerca e assistenza chiuso, attivo dal 1994, al quale facevano riferimento 80 utenti per la somministrazione del metadone, era nato proprio dalla collaborazione tra il Dipartimento di neuroscienze dell'università di Pisa e il Sims (www.sims.it).Una struttura comunque dipendente da un unico "deus ex machina": il professor Giovanni Battista Cassano.
E' stato un brutto Natale quello degli utenti seguiti dal servizio universitario per le tossicodipendenze. E l'anno nuovo non promette bene. I pazienti dell'ex centro universitario sono stati indirizzati ai Sert locali di appartenenza, ma nel giro di ventiquattro ore, i più, sono tornati a cercare i medici e gli operatori che da anni li avevano in carico. Anche perché molti dei Sert che avrebbero dovuto farsene carico gli hanno sbattuto la porta in faccia. Ritrovarsi senza la dose giornaliera di metadone, per chi con fatica ha trovato un lavoro e si è rifatto una vita, una famiglia, per chi ha chiuso con un passato da tossico da strada, non è facile. Così spinti dallo spirito di sopravvienza si sono ritrovati tutti a fare la fila la Sert di Pietrasanta, dove prestano servizio medici e operatori del centro universitario chiuso alla vigilia di Natale. «Si è sfiorata la tragedia - racconta Nardini -. Per poco si è potuto evitare l'intervento delle forze dell'ordine. Abbiano comunque affrontato l'emergenza. Ma ora c'è il caos». I servizi della Asl non hanno risorse sufficienti. «E nemmeno noi ce l'abbiamo. Non si riesce nemmeno a risolvere il problema della produzione adeguata del farmaco necessario. I costi invece di essere supportati dalle Asl gravano tutti su di noi» tuona ancora il presidente del Sims.
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