Sono le 9-00 di mattina quando decido di fare una visita in carcere a delle persone che in passato sono state nostri Utenti. Questa volta oltre al mio modesto conforto porto anche un piccolo contributo economico raccolto presso la nostra sede. Quando sei detenuto qualche soldino non fa mai male oltretutto la volta scorsa mi avevano già fatto questa richiesta. Telefono e chiedo dell’ educatrice, mi rispondono che non è presente, mente ieri mi avevano risposto che ci sarebbe stata. Difficilmente quando si telefona in carcere ricevi una risposta sicura lo dico per esperienza. Comunque, arrivato alla prima porta carraia che si spalanca davanti a me dopo aver citofonato e sotto l’occhio attento delle telecamere pochi passi e mi ritrovo detenuto mio malgrado. Mi accolgono le prime due guardie, mi guardano con circospezione, ma fa parte della loro professione. Chiedono le mie generalità e documento, rispondo Ferdinando Melillo lui risponde Merillo? no Melillo! Invito a guardare la Carta di Identità! Inizia la trafila delle autorizzazioni. Benché ci fossi già andato per lo stesso motivo di oggi i controlli sono serrati e meticolosi La guardia mi chiede di deporre il mio cellulare nelle piccole cassetteapposite e parte con il mio documento al seguito. Nel frattempo l’altro collega mi apre la porta girevole, entro aspetto di uscire, niente, la guardia se ne andata. Sono in trappola in un cilindro di vetro. Batto le mani sul vetro antiproiettile aspettando che qualcuno si accorge di me, aiuto, rimango chiuso nell’acquaio. Tento di controllare il respiro per evitare un attacco di panico, ma finalmente arriva la guardia che mi aveva lasciato dentro, lo avrà fatto apposta? Boo. Sono a metà del traguardo, fra me e le persone che devo far visita ci sono ancora due porte e un ennesimo controllo. Mi fanno accomodare, nel frattempo la guardia gira tra un ufficio e l’altro per accertarsi del mio permesso. Passa qualche minuto e finalmente danno il via libero.
Arrivo alla seconda porta per affrontare l’ennesimo controllo, le guardie continuano a guardarmi con sospetto, mi rendo conto di essere in un posto dove le facce sono sempre le stesse, detenuti, guardie e avvocati, forse non erano abituati anche alla mia curiosità che è piu forte di quelle delle scimmie. Al nuovo front office ci sono due guardie donna una è anche carina, mi chiedo perché abbia scelto di essere detenuta tutta la vita, ma al giorno d’oggi uno stipendio sicuro non è poca cosa, significa avere un futuro. Comunque mi chiede chi voglio visitare, gli dico il nome, la guardia mi invita a sedermi nella saletta degli avvocati. Attraverso il corridoio che pullula di guardie che vanno avanti e indietro, l’unico rumore sono le porte elettriche che continuano ad aprirsi e chiudere centinaia di volte. Da lontano una vecchia conoscenza mi riconosce e inizia una serie di gesti, si avvicina e mi chiede un colloquio anche per lui, il tutto non sfugge all’appuntato di turno che mi rimprovera e mi ricorda che i colloqui possono essere fatti previa autorizzazione di un addetto. In carcere niente è scontato, per qualsiasi cosa ci vuole un’autorizzazione, ma il mio entusiasmo mi aveva fatto dimenticare dove mi trovavo. Entro nello stanzino degli avvocati, un tavolo due sedie una vecchia cartina dell’Europa politica, una vecchia macchina da scrivere qualche stampa di anonimi pittori e una grande grata dove non ci passa nemmeno un dito.
Pare che il tempo si sia fermato! Ho lasciato la porta aperta, sono in carcere e voglio vedere cosa succede. I detenuti passano e scrutano nello stanzino sicuramente si chiederanno ma chi è questo? Non ho il viso di un avvocato, anzi. Passano alcuni minuti e mi rendo conto che il carcere è pieno di extracomunitari, soprattutto di nazionalità Marocchina. Finalmente arriva il tizio che aspettavo, ovviamente mi accoglie con entusiasmo mi sommerge di domande vuole sapere fuori dalle mura cosa succede, a me non interessa, io invece, voglio sapere della vita dentro le mura. Infatti, mi racconta dei suoi reati che accumulatisi nel tempo e poi sommati sono diventati anni. Cazzo allora la giustizia alla fine funziona? Il tipo mi ricorda che si tratta di persone che hanno fatti tutti reati connessi all’uso delle droghe e alla fine sono diventati definitivi. Si tratta di pene che severe, gli chiedo se c’è qualcuno in carcere per evasione fiscale se per caso fra i detenuti ci fosse proprio ex direttore del carcere di Massa inquisito per corruzione durante i lavori di ristrutturazione dello stesso carcere, la risposta è no! Cazzo allora la legge non è uguale non per tutti!! Mi viene in mente un noto personaggio tanto caro alle cronache quotidiane.
Ogni tanto la guardia fa capolino dallo sportellino per accertarsi che tutto vada bene. Prendo una sigaretta Malboro, in carcere sono preziose, infatti le lascio al tizio in questione. Penso che non mi bastano le visite vorrei portarci la mia telecamera e raccontare la vita dei detenuti. Chiedo di chiamare il sacerdote del carcere. La chiesa mi pare molto attiva nelle carceri al sacerdote affido i soldini della colletta, in quanto il bancomat fuori è rotto da mesi, ovviamente ho segnalato il disservizio.
Al prete gli chiedo le attività del carcere lo faccio anche per spingere il tizio a crearsi un interesse. Spesso i deteduti ex td abusano di benzodiazepine proprio per dimenticare le proprie realtà, infatti e proprio il nostro caso, tuttavia mi riferisce che il metadone concentrato non manca e soprattutto non gli impongono di scalarlo. Infine il sacerdote mi racconta che tra non molto partirà per il Brasile, quindi per i detenuti mancherà questa figura che si preoccupa di telefonare alle famiglie di fare una spesa o regalare qualche euro. Mi ricorda che il Carcere di Massa rispetto alle carceri del sud è “un albergo a tre stelle” vale a dire che paradossalmente i detenuti sono molto liberi di girare, le attività svolte all’interno sono tante, la scuola, la palestra teatro computer etc etc. Molti partecipano altri invece scelgono altre vie come quella delle comunità terapeutiche che negli anni passati l’accesso era quasi immediato, oggi invece, visto le rette che le ASL devono sborsare e i continui tur over la trafila per entrarci è lunga e non è scontata.!!
Devo dire che spesso si tratta di escamotage per evitare il carcere, escamotage che spesso riescono bene a spacciatori di serie A che con avvocati al seguito si fanno passare da tossicodipendenti per evitare il carcere.
Intanto il tempo è scaduto, voglio andare via la stanza inizia a soffocarmi. Nel frattempo però un’altra persona chiede di parlarmi. Allora riparte la trafila, chiedo alla guardia di vederlo, ma mi risponde che il mio permesso è per un solo detenuto, non è vero, non voglio nemmeno insistere, vorrei solo uscire. La guardia mi suggerisce di rivenire per un’altra visita. Mi chiedo se le gesta di prima hanno compromesso il colloquio, forse si.
Inizia il cammino a ritroso, se prima le porte si chiudevano davanti a me ora si chiudono alle mie spalle. Finalmente esco dal labirinto di porte mi consegnano il mio amato documento. Finalmente sono libero!!!!
14/06/2011 - By Nando
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